Ero felice di poter concludere una delle più gravi crisi della terra.
Non era la solita scaramuccia fra politicanti, come eravamo abituati a vedere al Governo Mondiale, né il teatrino di un paese per ottenere un vantaggio commerciale o nascondere una crisi.
Sicuramente non avremmo potuto opporre alcuna resistenza a quegli alieni avvezzi a battaglie ben più grandi. E, se non fosse stato per mio fratello, io come Segretario Generale del Governo Mondiale sarei stato ricordato dai posteri, se mai ce ne fossero stati, come l’Incapace.
Non pioveva più. In quel momento associai il piccolo miglioramento del tempo con un miglioramento mondiale. Stavo quasi per dire, come se fossi stato ad una conferenza stampa: “Questo arcobaleno illumina tutta la terra” o qualche altra frase del genere, quando mio fratello mi guardò, si fece serio come non era stato in tutta la serata e sospirò, come se dicesse, ora viene il più difficile. Ripetei:
-Dimmi dove si trova il corpo di costui. Lo mostro agli alieni e poi li mando via.
-Ti avevo sentito anche la prima volta. Non è così facile.
Un tuono distrusse quella oasi di felicità che si era parcheggiata nella mia mente. Anche il tempo era ritornato quello di prima: pioggia e vento.
-Non è facile perché il re SurgonTais non era venuto da solo.
Stava accadendo qualcosa a cui avevo pensato per tutta la serata, ma su cui non volevo focalizzarmi. Una folla di oscure premonizioni, strani pensieri, ambigui dejavu si affacciava, come spesso mi era successo in tutta la mia vita, e ancora una volta li ricacciai via, come sempre avevo fatto.
Uno solo non riuscii ad eliminare di questi presagi: sicuramente avrei avuto da lì a qualche minuto una grossa gatta da pelare.
Poi mi accorsi di aver taciuto per qualche istante di troppo sotto lo sguardo attento di mio fratello; mi ripresi e chiesi bruscamente:
-No?
-Ti avevo detto che portava con sé la sua famiglia? Bene, era riuscito a salvare dalla distruzione della sua nave ammiraglia, che era anche la sua casa, suo figlio.
-Uhmm. Cosa vorresti dire, con “non è facile”? Non potremmo dare a loro il corpo di un defunto e magari pensare dopo all’altro alieno?
Lui fece un gesto di stizza. Poi ebbe un accesso di tosse e per qualche minuto boccheggiò disteso. Voleva rimettersi a sedere, ma non ci riuscì, né volle il mio aiuto. Un po’ pallido, mi guardò negli occhi e disse:
-Secondo te, dovremmo lasciare Surgon senza un SurgonTais?
-Cosa vorresti dire?- cominciai a preoccuparmi, ecco che fa capolino la patata bollente che avevo previsto.
-Dai il corpo agli Attaccanti e vedrai Surgon soccombere.
-Cosa vuoi che faccia, allora?- ero nervoso. Non riuscivo a capire cosa importasse a lui, morente, della sopravvivenza di Surgon.
-Devi convincere il figlio del SurgonTais, SurgonTais esso stesso, ad assumere il comando della sua flotta, che resta la più potente della galassia. Ma devi convincerlo tu. Se sei d’accordo, ti dico dov’è il corpo di suo padre, che giace fra i fiori dietro la fattoria dove era giunto quella sera.
Ah ecco il dono avvelenato! Una bella storia e poi la sorpresa, il pasticcio da risolvere che mi ritrovavo fra le mani, come uno dei suoi nodi giganti da sciogliere. Ma sarebbe bastata la
pazienza, questa volta?
-Va bene. Io lo convinco, e poi? Dovrò sempre dare il corpo del vecchio agli Attaccanti, no?
-Sì, ma se il SurgonTais si assume le sue responsabilità di difensore della galassia, allora c’è qualche probabilità di salvezza per tutti. Lui è il migliore degli uomini, sappilo. Anche se è un alieno è un uomo come me e te. Vorrei che lui sentisse queste parole.
Si sollevò quasi e con lo sforzo che stava facendo gli tremavano le braccia, ma non per la debolezza, sembrava più per la forza che non riusciva a esplodere. Continuò:
– Lui è un uomo e avrà anche i difetti di un uomo, ma è anche un SurgonTais e suo dovere è impadronirsi di uno dei mezzi degli Attaccanti e cercare di raggiungere il pianeta Surgon intorno a Sirio, la stella più luminosa del nostro cielo.
Sorrisi: -Se costui è qui da trent’anni, anche se lo trovo cosa gli dico? Ti ho scoperto, abbi coraggio, vai a New York, frega l’astronave agli Attaccanti, collega i due fili dell’accensione, vai sempre dritto e poi in fondo a destra, lì c’è Surgon?
-Giusto. Infatti, accanto al corpo del padre c’è sepolta una specie di scatola cilindrica nera. Il padre disse alla famiglia che lo ospitava cosa fare del fanciullo e come trattarlo; alla fine li pregò di non dirgli nulla fino all’eventuale arrivo di un’astronave degli inseguitori.
Si riabbassò, lo sforzo aveva bruciato le ultime energie:
– Lui pensava che l’avrebbero trovato in non meno di dieci, dodici anni. Comunque si augurava che passasse più tempo. Quindi gli ha lasciato in quella specie di scatola un aggeggio, una specie di Ricostruttore Mentale. Al ragazzo fu imposto un comando ipnotico, o qualcosa del genere, per non ricordare nulla.
Adesso aveva lo sguardo acceso da un fuoco interiore:
– In questo modo il SurgonTais sarà di nuovo SurgonTais e saprà come utilizzare il contenuto di quella scatola, armi, mappe e mezzi di comunicazione con gli altri della coalizione di Surgon.
Ancora una volta dovetti fare uno sforzo per cacciare via degli strani pensieri di dejavu, come quando sembra di rivivere una scena già successa o di prevedere la risposta o il gesto che farai. Dissi, forse con troppa fretta, per non lasciarmi trascinare dalle supposizioni:
-Quel vecchio SurgonTais aveva previsto già un’eventualità del genere? Altrimenti come sarebbe stato pronto a preparare tutto e salvare suo figlio?
Lui sorrise in modo enigmatico; si riavviò i capelli con fare stanco e sempre fissandomi negli occhi, rispose:
-I componenti della dinastia dei SurgonTais sono re non per nome, ma perché dotati di grandi capacità che li rendono, loro malgrado, responsabili di prendersi l’onere sulle loro spalle. Un SurgonTais sa prevedere, intuisce e arguisce la mossa migliore.
Proprio come lui, una parola giusta al posto giusto. E mi aveva sempre costretto a comportarmi così, fregandomi sempre e costringendomi a prevedere ogni sua azione.
Pensai questo un po’ meno arrabbiato del solito, e poi gli chiesi:
-Va bene, sono d’accordo. Dimmi, dov’è il corpo del vecchio SurgonTais? E dove posso trovare il figlio, il nuovo potente SurgonTais?- dissi con scherno.
Infatti, il grande potente preveggente SurgonTais avrebbe dovuto affidarsi a me, solo un uomo, per conoscere la sua potenza.
-Il vecchio SurgonTais sta a casa nostra, dove è arrivato.
-E il figlio? No, aspetta, la tua memoria vacilla, fratellone! Avevi detto che nella famiglia in cui fu accolto c’era un solo figlio, e noi siamo in due! – dissi trionfante, perché l’avevo beccato in fallo, per una volta.
-Va bene, mettiamola così: quando tu sarai sull’astronave aliena potrai giurare che sulla Terra non ci sono altri alieni.